“La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista” (B.Bertolucci).

 

Cos’è?

“La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista”. In questo aforisma si raccoglie tutta l’essenza di un sentimento o di una condizione umana dove la relazione con l’altro e la percezione di sé possono rappresentare un buon indicatore del proprio benessere. Mantenere piacere a vivere momenti da soli, individuare e far fronte personalmente a delle scelte, ricavarsi propri interessi e passioni è sicuramente un punto di forza di ogni persona, talvolta una meravigliosa conquista che il soggetto si costruisce nel tempo.

Altra cosa è quella solitudine che si dirige verso l’isolamento, l’allontanamento dall’altro, l’evasione di alcune relazioni un po’ come fosse un atto di difesa; supponendo spesso che siano le altre persone a non capire, non sentire, non riconoscere e piuttosto che porsi delle domande ci si ritira. Ciò può per altro provocare e rafforzare una stato di malessere psichico ma anche fisico. Le persone che sperimentano in maniera marcata questo sentimento hanno più problemi di salute rispetto a coloro che non sono (o non si sentono) soli. Questo vissuto può alterare le funzioni cardiache, i ritmi del sonno, aumentare la pressione sanguigna, intensificare gli squilibri ormonali e diminuire le difese immunitarie. Inoltre, il vuoto interiore che si può fortemente percepire, compulsivamente lo si potrebbe colmare abusando di farmaci, cibo, alcol, droga, sigarette, eccessivo lavoro e attività fisica.

Come intervenire

Non sempre ci si rende conto di quanto il vissuto di solitudine e di vuoto diventi disfunzionale, spesso bisogna arrivare ad un sintomo o più per poi risalire la china. In ottica preventiva, laddove si ripetono alcuni comportamenti o si sperimentano modalità di relazione che sembrano ripetersi “negativamente”, può essere molto opportuno parlarne con uno specialista.